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Editoriale

Soddisfatti, ma non felici. Questo è ormai da mesi il mantra che noi di Conad usiamo quando parliamo dei nostri numeri. Soddisfatti della nostra crescita, ma non felici perché l’Italia, le Comunità e le persone stanno soffrendo una situazione difficile e complessa.

Dopo due anni di pandemia, le critiche e le tante sfide vinte, rimboccarsi ancora una volta le maniche costa fatica, ma noi di Conad per questo siamo Sistema di business e Movimento di valori. Perché le nostre motivazioni non sono solo gli ottimi bilanci, perché costruire relazioni per soddisfare le esigenze primarie delle persone per noi è un mestiere e una missione. È l’utile più grande, il dividendo più prezioso che possiamo condividere con le Comunità.  

Noi ci siamo e siamo pronti, ma possiamo poco se al nostro fianco non si schiera con convinzione il Sistema Paese nel suo complesso. Come ha sottolineato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, noi del commercio “siamo impegnati al contenimento, il più possibile, dell’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto”. Ma ora come non mai occorrono “misure di riduzione dell’Iva a partire dai beni di largo e generale consumo”. 

Questo non vuol dire “scontare” qualsiasi prodotto. Questo significa che se grano e farina schizzano alle stelle, occorre intervenire su pane e pasta. Si deve intervenire sui beni con la maggiore frequenza di acquisto, quelli che fanno la differenza fra un piatto pieno e un piatto vuoto. Non lo champagne, ma l’olio. Non il caviale, ma il latte.  

Qualcuno potrebbe dire che in questo modo si alterano i consumi e si rischia di ridurre il gettito fiscale. Io dico che in questo modo si salvano entrambi. Perché se si aiutano le persone a poter mettere un piatto di pasta sulla tavola sia al mattino che alla sera, si costruisce il primo tassello della fiducia per cui poi quelle stesse persone torneranno a spendere per beni non essenziali quando il vento cambierà. A non fare nulla, invece, il rischio è che per mettere assieme il pranzo con la cena, le famiglie riducano sempre di più il loro paniere e portino sempre di più all’essenziale le loro dispense.  

Questo non è un rischio per domani, ma un problema di oggi. Secondo Istat, in Italia ci sono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta. Praticamente una su 10. Non possiamo accettarlo, non lo possiamo permettere. Un Paese sano è un Paese in cui nessuno è costretto a subire il morso della fame.  

Noi di Conad siamo pronti a fare la nostra parte, ed è ora che tutti facciano la loro.